venerdì 1 marzo 2013

IL F. C. BREMBATESE ALLA CORTE DELLA REGINA


FC Brembatese ed Aston Villa, amici per un giorno e chissà ...
"Form is temporary, class is permanent" (La forma passa, la classe resta)
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Ian Taylor,Villa Hero ed il sottoscritto, Vice Presidente Brembatese
Alan Perrins (Coordinatore Lions Clubs Villa Supporters), Ian Taylor

TRAMONTE DI TEOLO (PD) - Come la maggior parte
dell'ambiente gialloblù saprà, oltre alla mia fede rossonera, non ho mai nascosto la mia passione per il calcio inglese o più comunemente come lo chiamano loro "il football".
Ma ad accendere la mia passione ormai da lunghi anni, non è stato il Liverpool o il Manchester United piuttosto che il Chelsea o l'Arsenal, come verrebbe facile pensare bensì l'Aston Villa, la prima squadra di Birmingham, per popolazione la seconda città d'Inghilterra.
In quanto ad importanza ed al numero di trofei vinti, a livello nazionale, nonostante gli ultimi successi del club di Birmingham siano ormai datati, l'Aston Villa occupa un posto di prestigio tra le grandi del Football del Regno Unito.
Infatti, con 7 campionati vinti, 7 coppe d'Inghilterra (che in quanto ad importanza non è certo la Coppa Italia), 5 coppe di Lega, 1 Coppa Campioni, 1 Supercoppa Europea ed 1 Coppa Intertoto, il club guidato attualmente dall'americano Randy Lerner (già proprietario dei Cleveland Browns di football 
americano), si colloca al quarto posto della speciale classifica, dietro a Manchester United, Liverpool e Arsenal e davanti di 
gran lunga a squadre miliardarie come il Chelsea del petroliere russo Abramovich o del Manchester City, rinato grazie ai soldi degli sceicchi arabi.
Qualcuno all'interno della Brembatese, tra cui il nostro caro Presidente Claudio Panseri, mi prende spesso in giro per questa mia passione ed io gli rispondo sempre che finchè non avrà respirato l'aria all'interno di uno stadio inglese non potrà capire i motivi della mia febbre da Villa.
Come tutti gli anni, oltre alle consuete trasferte in terra d'Albione al Villa Park per vedere all'opera i ragazzi in claret & blue, io e gli altri membri del club di tifosi italiani dell'Aston Villa, ufficialmente riconosciuto dal network Lions Club Supporters, ci troviamo in Veneto (la stragrande maggioranza dei sostenitori, nonchè il nostro mitico Presidente Stefano Armellini, viene da lì) per il consueto raduno.
Oltre a noi, è sempre presente una delegazione ufficiale del Villa proveniente dall'Inghilterra, capitanata da una figura carismatica come Alan Perrins, il coordinatore di tutti i club di tifosi Villans sparsi in tutto il mondo.
Con lui, a varcare i confini della Manica, ci sono spesso personaggi di spicco, facente pianta stabile nel mondo dell'Aston Villa e che vi lavorano come giornalisti ed opinionisti curando le varie rubriche sportive dei giornali locali, fino agli editori del Match Day Programme (il giornalino che viene venduto nei botteghini e all'interno delle club house dello stadio).
Quest'anno c'erano addirittura anche rappresentanti della Macron di Bologna, che vestirà il club di Birmingham per i prossimi cinque anni, il giornalista italiano Roberto Gotta, autore del libro "Le reti di Wembley" ed esperto di calcio britannico ed infine la televisione ufficiale dell'Aston Villa.
Come special guest è venuto a trovarci Ian Taylor (Villa Legend), ex centrocampista degli anni '90, ritiratosi dal calcio giocato nel 2007, con più di 230 presenze e 28 reti con la maglia del Villa dal 1994 al 2003 contribuendo proprio con alcune delle sue reti al 3 a 0 sul Leeds nella vittoria della Coppa di Lega (Carling Cup) del 1996 (ultimo importante trofeo vinto dall'Aston Villa) e al raggiungimento della finale della Coppa d'Inghilterra del 2000 (l'ultima giocata nel vecchio Wembley) poi persa col Chelsea per 0-1, grazie ad un goal di Roberto Di Matteo,poi diventato negli anni manager di successo, regalando proprio ai Blues la prima Champions League della loro storia, prima dell'inspiegabile licenziamento ad opera del miliardario proprietario del Chelsea Abramovich.
In un contesto del genere, voi direste,"Cosa ha a che fare la Brembatese con tutto questo ?"
Ebbene, sappiamo tutti il difficile momento che sta attraversando la nostra società a livello di prima squadra, se i risultati da una parte parlano chiaro per il settore giovanile, a testimoniare l'ottimo lavoro svolto in questi anni, lo stesso non si può dire per la squadra di Promozione, che per varie vicissitudini, si trova relegata all'ultimo posto della classifica, con rischio fortissimo di una prematura retrocessione (tocchiamo ferro).
Il Villa stesso, dopo aver riassaporato l'Europa League nell'era O'Neill, quest'anno, causa scelte di mercato sbagliatissime sta vivacchiando nei bassifondi della Premier, con lo spauracchio di trovarsi impelagata in acque pericolosissime.
Due squadre che non stanno vivendo un buon momento, doppia sofferenza per me.
Durante l'ormai abituale scambio di gadget e regalini tra noi italiani e la delegazione inglese, mi è venuta la brillante idea (che in verità cullavo da sempre) di tirar fuori la sciarpa della Brembatese e di donarla ad Alan Perrins in una sorta di gemellaggio virtuale.
Subito si è mostrato interessato, facendomi delle domande sulla categoria in cui gioca la nostra squadra, come sta andando, sul tipo di attività ed iniziative che facciamo, sul ruolo da me svolto in società, ecc..ecc..finendo per elogiare una piccola realtà come la nostra ma con le idee ben chiare.
Tutte domande a cui ho saputo rispondere non senza qualche difficoltà, visto il suo strettissimo slang che poco ha a che fare con l'inglese così come lo conosciamo.
Alla fine ha chiamato a se Ian Taylor e si è fatto fotografare con la nostra sciarpa in mano, dicendomi "Don't worry, form is temporary, class is permanent"

giovedì 10 novembre 2011

15 MARZO 2009, ASTON VILLA VS TOTTENHAM - GLI SPERONI CI PUNGONO DUE VOLTE

ASTON VILLA 1
TOTTENHAM 2

Marcatori: Jenas (T), Bent (T), Carew (AV)

Eccomi quà per il resoconto della mia seconda volta al Villa Park, la prima da Latin Lion, tifoso ufficiale del Villa con tanto di tessera di appartenenza al club.
Come al solito, partendo da Bergamo è sempre un pò un odissea, non essendoci il volo diretto per Birmingham, atterriamo venerdì mattina a East Midlands, siamo in cinque : il sottoscritto, mio figlio Manuel, Sergio con il figlio Luca e il mio carissimo amico Massimo.
La gara in questione è Aston Villa vs Tottenham, per far contenti Massimo, Sergio e Luca, sostenitori degli Spurs.
Dopo i soliti controlli in aeroporto e qualche sigaretta veloce, partiamo in taxi verso Birmingham, obbiettivo arrivare al più presto possibile al Villa Park per ritirare i biglietti della partita (che si disputa domenica 15 marzo 2009) e possibilmente incontrare Alan Perrins, il coordinatore di tutti i club organizzati di fede Claret and Blue.
Un piccolo contrattempo (le nostre camere non erano ancora pronte), ci trattiene in hotel a Birmingham più del dovuto.
Piantiamo lì i bagagli e via a perdifiato alla stazione di New Street, doveacquistiamo cinque biglietti per Witton Station e saltiamo sul treno che ci porterà al Villa Park.
Una volta fuori dalla stazione,ci incamminiamo per la Witton Road e arrivati a Witton Cross, l'incrocio che collega Witton Road con Aston Lane e Witton Lane, ecco che vediamo spuntare all'orizzonte il nostro bellissimo stadio.

 Sergio, Luca e Manuel, restano senza parole, essendo per loro la prima volta. Si guardano tra di loro estasiati, mentre io e Massimo, pur essendoci già stati fatichiamo a nascondere una certa agitazione.
La solita "quintalata" di foto e dopo aver acquistato alcuni gadget al Villa Store, puntiamo dritti alla reception della North Stand. Entriamo senza nessun problema, mi presento come membro dei Latin Lions e subito la ragazza alla scrivania mi stampa in faccia un gran sorriso. Chiedo di Alan ma purtroppo mi dicono che non c'è...spiacevole notizia, ma quella buona ( non avevo nessun dubbio) è che ha lasciato sulla scrivania nel suo ufficio una busta per noi con dentro i tickets della partita, bingoooo !!!
La ragazza chiama qualcuno al telefono e dopo alcuni istanti ci consegnano i biglietti.

Domando se è possibile scattare alcune foto a dei trofei esposti in una bacheca e mi rispondono," Certo fate pure è tutto ok". Ringraziamo un migliaio di volte i presenti,dicendogli di salutare e ringraziare per noi il mitico Alan.
Fuori dalla reception, l'occhio cade all'ingresso dell'Academy di Gordon Cowans, dentro ci sono alcuni ragazzini che si stanno allenando, ancora qualche foto alla struttura e via a cacciarci nel pub nei pressi dello stadio, naturalmente i ragazzi bevono coca, noi only Guinness.
Il giorno dopo visita di rito alla città, una maratona, di 12 ore cercando di esplorare i luoghi che non avevo visto la volta precedente, riuscendo ad apprezzare ancor di più "The second city of England".
Addirittura, la sera, in un ristorante di Birmingham abbiamo la fortuna d'imbatterci in Martin Laursen, ex calciatore di Verona e Milan ed indimenticato capitano del Villa, prima che l'ennesimo infortunio al ginocchio ponesse fine alla sua carriera durante i suoi anni migliori con la maglia claret & blue.
Finalmente è domenica, il giorno della partita, a mezzogiorno siamo già allo stadio, continuiamo a guardarci intorno, increduli del movimento di mezzi e persone che incominciano ad affluire, arrivano i primi tifosi degli Spurs e s'infilano dritti nel pub dov'eravamo stati l'altra sera, stavolta gli ingressi sono separati da una parte i tifosi locali e dall'altra gli ospiti.
Mi squilla il cellulare, guardo il numero e vedo che proviene da UK è Steve, un mio amico conosciuto su facebook...lui è tifosissimo degli Spurs. Dove sei dove non sei e mi piomba addosso abbracciandomi come un fratello " Hi Salvatori, how are you my friend ?".
Per la serie quando il tifo non ha confini, entriamo insieme nel pub dalla parte dei Villans, lui non porta nessuna insegna vistosa del Tottenham se non una felpa di color verde con una maglietta recante una spilletta degli Spurs (che poi regalerà a Massimo come ringraziamento per la sua fede Spurs) ed anche gli altri che sono con lui passano inosservati in mezzo al casino.
Chiacchieriamo del più e del meno con le Guinness in mano (ma che fatica capire il suo slang,qualcosa mi sfugge e lui ride) ma la cosa che mi fà piu specie e che sul retro del pub c'è una specie di giardino dove entrambe le tifoserie sono a contatto l'una con l'altra. Mi chiedo come fosse possibile, all'ingresso separati e dopo tutti insieme come vecchi amici ?
Da noi in Italia, penso che una cosa così non potrebbe mai accadere, se non in qualche match dove le tifoserie sono gemellate.
Gli Yids, belli pieni di birra, cominciano a cantare, con i nostri intenti a bersi le loro birre e a guardarli senza battere ciglio, come se già nell'aria si fosse avvertito quello che sarebbe stato il risultato finale della partita.
Premetto che all'esterno del locale vi erano parecchi Old Bill pronti ad intervenire comunque. Manca mezzora all'inizio del match, ci salutiamo con Steve che, con i suoi amici s'incammina verso il Villa Park dalla parte sinistra della strada, io e gli altri Villans ci mettiamo in marcia dal lato opposto.
Entrambi i gruppi di tifosi arriviamo allo stadio quasi assieme, noi cinque andiamo in Trinity Road mentre gli Spurs si dirigono nel settore ospiti entrando dalla parte della Doug Ellis Stand.
Comincia la partita, la Holte End, la "curva" più grande d'Inghilterra, canta e i tifosi ospiti, almeno 3.000 rispondono con i loro cori, segna il Tottenham ed il grido degli Yids si alza alto nel cielo di Birmingham, i nostri provano ad incoraggiare il Villa con cori altrettanto potenti ma dopo il secondo gol del Tottenham, tutto sembra svanire.
Ora si odono solo mugugni all'indirizzo della squadra ma l'obbiettivo principale sembra essere Martin O'Neill, reo di non aver fatto nessun cambio fino a quel momento, almeno mi sembra di capire così.
Gli Yids sono al settimo cielo, intonano "Don't you sing  anymore" (Non cantate più), classico coro di scherno cantato negli stadi dalle opposte tifoserie.
L'atmosfera è mesta, il malcontento va avanti fino a sei minuti dalla fine quando il gol dell'acclamato John Carew sembra ridare fiato alle trombe della tifoseria locale ma è solo una speranza, che resta tale fino al termine del l'incontro. Puniti da Jenas e Bent che negli anni a venire vestiranno la maglia claret & blue.
Concludendo, risultato a parte, che ancora una volta dopo il Sunderland mi vede sconfitto (comincio a pensare di portare sfiga) devo dire che ci siamo proprio divertiti, è stata una tre giorni meravigliosa e tutto questo è stato possibile grazie ai Latin Lions con in testa il nostro grande Presidente Stefano ed al mitico Alan Perrins.
"Bye Bye Birmingham, I'll see you the next time !"

22 MARZO 2008, ASTON VILLA vs SUNDERLAND , IL MIO ESORDIO AL VILLA PARK


ASTON VILLA 0
SUNDERLAND 1
Marcatore: Chopra 87'

Finalmente, dopo anni di attesa e di partite viste alla tv, durante i quali la mia febbre da Villa fa registrare i massimi storici, decido che è il momento di andare, di partire per l' Inghilterra ed il Villa Park, fino ad allora entrambi sempre presenti nei miei sogni di amante del calcio d'oltremanica.
Pianifico tutto due mesi prima in maniera maniacale, non voglio farmi trovare impreparato all'appuntamento: reperisco informazioni da internet e dal sito ufficiale dell'Aston Villa, sul Villa Park, sui collegamenti con i mezzi di trasporto, gli orari dei treni e i voli per Birmingham, già i voli....
Piccolo problema, da Bergamo (io vivo in provincia) e precisamente dall'aeroporto di Orio al Serio, non ci sono aerei per "Brum" (nomignolo affibbiato dagli Inglesi alla seconda città d'Inghilterra), quindi cerco uno scalo abbastanza vicino e dal quale poter raggiungere la mia meta senza troppe peripezie.
Alla fine, fatti i dovuti conti delle distanze ed individuati i collegamenti per Birmingham, ne convengo che l'aeroporto di destinazione è East Midlands, scalo che serve le città di Derby, Nottingham e Leicester.
A questo punto si tratta di convincere qualcuno ad accompagnarmi in questa mia avventura, da solo come prima volta non me la sentivo e allo stesso tempo volevo rendere partecipe della mia gioia e delle mie emozioni, qualcuno a me vicino.
Dopo un rapido sondaggio in famiglia, dalla quale ricevo un bel due di picche, la mia scelta cade su Massimo, il mio più caro amico e con il quale divido la stessa passione per il calcio inglese, lui è tifoso interista (io rossonero) e simpatizza per il Tottenham.
Gli racconto delle mie intenzioni e gli espongo il mio programma per la trasferta, lui quasi più entusiasta di me accetta subito e mi dice che non vede l'ora di partire.
La scelta del match da vedere è un pò tribolata, "Non mi va di prendere freddo", dico a Max," Là non è come qua, il tempo è bastardo e allo stesso modo, reperire un paio di tickets per gli incontri con le "Big Four" sarebbe alquanto faticoso". Lui concorda e calendario della Premier League alla mano, decido di andare nel periodo di Pasqua, il match in programma è Aston Villa - Sunderland, due nobili del passato ( 7 Campionati, 7 FA Cup, 5 League Cup, 1 Charity Shield, 1 Coppa Campioni, 1 Supercoppa Europea ed 1 Coppa Intertoto per l'Aston Villa, 6 campionati, 2 FA Cup ed 1 Charity Shield per i Black Cats) in cerca di rinascita, dopo anni trascorsi tra luci ed ombre e con qualche capatina in Second Division (Championship), l'equivalente della Serie B italiana.
Il ticket d'ingresso
Acquisto i tickets per la partita online, direttamente dal sito del Villa, i quali mi arrivano a casa nel giro di una settimana e successivamente prenoto hotel e il volo da Bergamo a East Midlands con Ryanair.
Partiamo venerdi 21 marzo intorno alle 10.00, ci accompagna all'aeroporto la mia cara mogliettina (che diventerà negli anni successivi il portafortuna dei Latin Lions, due presenze al Villa Park e due vittorie).
Tocchiamo il sacro suolo inglese dopo circa 1,30 di volo, in perfetto orario ma ad attenderci come era nelle previsioni, un tempo non troppo clemente: vento gelido e pioggerellina in perfetto british weather !!!
Matchday Programme
Poco male, è troppa l'eccitazione per sentire il freddo addosso, dopo i rigidi controlli di rito al momento dello sbarco, ci dirigiamo verso il banco dei taxi e ne prenotiamo uno, destinazione Derby Rail Station, la stazione dei treni, costo circa 30 euro per uno quindicina di km, alla faccia !!!
Durante il tragitto scambio qualche chiacchiera con il tassista, lui mi dice che in Italia ci sono molti top team e mi chiede qual'è il motivo che ci ha portati fin li per assistere ad una partita di calcio.
Cerco di spiegargli la mia passione per il Villa ed il calcio inglese in generale, lui annuisce e sembra capire.
Ad un km dalla stazione di Derby, mi indica di guardare alla mia sinistra ed io esclamo " Pride ParK, lo stadio del Derby County" il tassista sorride e capisce che sono un intenditore.

Pride Park , lo stadio del Derby County
Arrivati alla stazione, ci buttiamo dentro di corsa e dopo un rapido sguardo al tabellone degli orari dei treni, facciamo i tickets (altra mazzata !!!) e saltiamo di corsa su quello che va a Birmingham New Street (la stazione principale di Brum), 50 minuti di viaggio per 55 km, tale è la distanza che separa Derby da Birmingham).
In prossimità della seconda città d'Inghilterra, si scatena una vera e propria tempesta, vento e acqua mista a neve (porca troia, siamo alla fine di marzo). "Pensa se fossimo venuti a gennaio o febbraio" dico a Massimo, che fa una faccia come per dire..." Minchia !!!"
Il nostro hotel
Forunatamente appena giù dal treno, la tempesta sembra rallentare e l'hotel da me scelto è proprio di fronte alla stazione; un'occhiata veloce per orientarci e puntiamo dritti verso l'albergo, una struttura non proprio modernissima (almeno da fuori) ma che rispecchia nel modo migliore le vecchie costruzioni inglesi in mattoncini rossi dell'epoca vittoriana.
C'è tutto quel che serve, rigorosamente british, perfino il pavimento di legno ricoperto da una moquet bordeaux (manco a farlo apposta quello del Villa) che scricchiola sotto il nostro dolce peso !!!
La fame comincia a farsi sentire e una volta sistemati i bagagli in camera, si parte alla ricerca di un posto dove mangiare qualcosa.
L'occhio cade su un pub dove oltre a servire da bere, fanno anche qualcosa da mangiare.
All'esterno un ragazzo di colore cerca d'ingannare il buttafori (un omone di 100 kg ), sulla sua età per poter entrare, ci prova a più riprese ma l'impassibile guardiano alla fine lo allontana definitivamente.
Una volta dentro ci sediamo in un angolo e dopo un veloce sguardo al menù optiamo per il famoso fish and chips (merluzzo impanato e fritto con patatine) per l'occasione servito anche con dei piselli e due pinte di birra.
A questo punto bisogna ordinare ma visto che il cameriere ci mette un pò ad arrivare e la fame è tanta, decido di andare al banco e fare l'ordinazione.
Nei pressi del bancone, faccio il mio primo incontro "ravvicinato" con la gente del posto: nel muovermi a fatica tra gli astanti che affollano il locale, vado addosso accidentalmente ad un tizio di almeno due metri e gli rovescio la pinta di birra che teneva in mano, apriti cielo !!!
"E adesso che faccio", ho pensato, questo mi prende e mi stritola ed invece me la cavo con qualche fuck... ed altre parole come " guarda dove metti i piedi imbranato ".
Mi scuso una decina di volte e con l'aiuto del barman riesco a prendere l'agognato cibo.
Una volta di ritorno al tavolo, col pericolo ormai scampato, racconto tutto a Massimo e...giù a ridere tutti e due.
Finito di mangiare ci muoviamo per le vie del centro, un fugace sguardo mi fa capire che la città è carina, certo non è Londra (fino a quel momento vista solo in cartolina o in tv) ma veramente non manca nulla e visto che è buio decidiamo di incamminarci verso l'albergo rimandando alla mattina dopo una visita più approfondita della città.
Sulla via del ritorno, ci viene una gran sete e decidiamo così di fare una capatina in un pub " The Crown", nelle vicinanze del nostro hotel.
L'interno non è dei più confortevoli, qualche tavolo sparso qua e là ed in un angolo una specie di palchetto, dove a turno con l'ausilio di musica live si esibiscono in una specie di karaoke i personaggi più strani è più "bevuti" del locale, ci facciamo un paio di birre e poi a nanna, domani è il matchday, il grande giorno.
Riguardo al pub, scoprirò negli anni successivi, di trattarsi di una specie di ritrovo dei tifosi del Birmingham City, gli Zulu Warriors, arcirivali dell' Aston Villa, praticamente ero finito a mia insaputa nella tana del lupo ma per fortuna senza conseguenze. 
Finalmente è il giorno della partita, ci svegliamo di buon'ora e dopo aver fatto un'abbondante colazione in albergo, si parte in visita alla città, per quello che riesci a vedere in una mattina in una città di un milione di abitanti.
Diciamo che le cose essenziali e più carine non ce le facciam sfuggire: dal famoso centro commerciale Bullring a Victoria Square, dalla zona dei canali (bellissima ma non è Venezia) e Centenary Square, alla centralissima New Street e la via dei negozi Corporation Street, la bellissima chiesa di St. Martin fino alla via più in di Birmingham, Broad Street con tutti i suoi locali notturni e posti famosi della movida di Birmingham.
C'è anche una "Walk of Stars" che fa il verso a quella hollywoodiana, con impresse sul marciapiede delle stelle, recanti i nomi di personaggi illustri che hanno vissuto o sono nati a Birmingham e dintorni, tra i quali i più illustri sono quelli di Ozzy Osbourne e Toni Iommi dei Black Sabbath.
Di recente collocazione spicca la stella dell'Aston Villa campione d'Europa nel 1982.
Dopo qualche foto di rito (centinaia), torniamo verso la stazione dei treni, dove, dopo aver buttato un occhio al tabellone degli orari e delle partenze, saltiamo sul treno che va a Walsall, destinazione Witton, 5 minuti a piedi dal Villa Park.
Arrivati nei pressi dello stadio, notiamo che le strade intorno cominciano a popolarsi di tifosi del Villa di tutte le età, dai più piccini fino alle nonne e nonni con indosso la maglia della loro squadra del cuore e questa per noi italiani è una grossa novità.
Manca ancora un pò all'inizio dell'incontro ma alla vista del Villa Park, mi emoziono come un bambino, il sogno cullato per tanto tempo diventa realtà.
Mi gusto tutti i particolari e lo stesso fa Massimo, le foto si sprecano e dopo aver trangugiato un paio di hamburger e le solite birre decidiamo di entrare.
Passiamo i vecchi tornelli di sicurezza e siamo dentro.
Mi tremano le gambe mentre faccio le scale per raggiungere i nostri posti in Trinity Road Stand ed una volta arrivati a destinazione lo stupore s'impadronisce di noi.

Bellissimo, un vero e proprio gioiello incastonato nell'erba più verde di tutta l' Inghilterra.
I tifosi cominciano ad affluire ed iniziano a cantare, io dietro a loro ( alcune canzoni le avevo studiate mesi prima).
Comincia la partita, lo stadio è stracolmo di gente che tifa e canta ininterrottamente ma il match per il Villa è duro, il Sunderland è un avversario ostico, tiene bene tutta la partita, anzi a 3 minuti dalla fine Michael Chopra ci punisce, segnando la rete dopo un pasticcio difensivo del Villa che da la vittoria alla sua squadra. La delusione è tanta ma la felicità di esserci stato lo è ancor di più... 

giovedì 5 maggio 2011

LA MIA PASSIONE CLARET & BLUE: LE ORIGINI

"Shaw, Williams prepared to venture down left. There's a good ball played in for Tony Morley. Oh...it must be and it is ! It's Peter White ( Brian Moore's commentary from winning goal of Aston Villa's 1982 Champions of Europe)
Tutto iniziò nei primi anni '80 precisamente nel lontano 1982, quando io, tifoso milanista, vidi il Milan precipitare in B per la seconda volta e stavolta per demeriti propri o quasi (vero Castellini ?).
Deluso e quasi con distacco cominciai ad accostarmi al calcio d'oltremanica quando sulla mitica Tele Capodistria cominciarono ad apparire le prime immagini dell' allora "First Division".
Rimasi subito affascinato dagli stadi e dall'atmosfera che si respirava sulle famose "terraces", fu allora che capii che la mia passione sarebbe stata il calcio inglese, anzi il football, come dicono loro, culminata nella notte di Rotterdam con la conquista da parte dell'Aston Villa della Coppa dei Campioni nel 1982.
Erano gli anni che le squadre inglesi dominavano in Europa. Il Liverpool dei vari Clemence, Keegan, Dalglish, Case, Mc Dermott, Souness etc..tra il 1977 e il 1981 fu capace di vincere tre Coppe dei Campioni, (più una quarta nell'84 contro la Roma) intervallate nel 1979 e 1980 dalla splendida doppietta del Nottingham Forest, una vera favola sportiva, unica squadra dal 1978 ad oggi nel Regno Unito e forse nel mondo, in grado di vincere alla sua prima apparizione nella First Division, il campionato, la league cup e la stagione successiva la coppa dalle grandi orecchie.
Artefice di quegli anni d'oro del Forest fu senza ombra di dubbio l'istrionico manager Brian Clough, abile a guidare una squadra che tra le sue fila annoverava campioni del calibro di Peter Shilton, Trevor Francis, Garry Birtles, Viv Anderson, Tony Woodckok e Martin O'Neill, a cui va dato il merito, una volta diventato manager, di aver riportato il Villa , ad assaporare l'Europa in questi ultimi anni, dopo un'interminabile periodo d'astinenza ma sul capitolo O'Neill spenderò delle parole più avanti.
Nel 1982, come detto precedentemente, tocca all'Aston Villa vincere la Coppa dei Campioni, la mia prima finale vista in TV in versione integrale e di cui ho ancora il ricordo ben nitido.
Il giovane portiere Spinks, subentrato dopo 10' al titolare Rimmer per un infortunio, fu l' autentico eroe della partita oltre chiaramente al bomber Peter White, capace di trasformare in rete una delle pochissime occasioni concesse dalla corazzata Bayern. Spinks, si rese autore di parate miracolose, aiutato a volte anche da tanta fortuna.
Io soffrivo per lui in silenzio davanti al televisore senza mai staccare gli occhi dallo schermo.
Ogni volta che campioni come Rummenigge, Breitner, Dremler, Hoeness o Aughentaler si presentavano dalle parti del biondo ragazzotto mi veniva il mal di pancia, mentre la mia simpatia per i più deboli (almeno sulla carta) aumentava ad ogni minuto che passava.
L'Aston Villa schierava tra i suoi ranghi tanti corridori e qualche buon giocatore come Gordon " Sid " Cowans (che poi ritroverò in Italia nel Bari), centrocampista tutto fosforo dall'ottima visione di gioco, la veloce e funambolica ala Tony Morley, il biondino un pò " fighetto" ma dal dribbling elegante Gary Shaw ed il capocannoniere della First Division, Peter White, già vincitore del campionato inglese nel 1978 con il Nottingham Forest, famoso anche perchè, quando giocava portava ai polsi le classiche fascie antisudore.
Ormai tifosissimo dei Villans, quando al 67' vidi la palla calciata da White finire nella porta tedesca, potei finalmente lanciare un urlo liberatorio, con mia madre che mi guardò sbigottita dicendomi: " Ma cosa urli, mica è il Milan o una squadra italiana".
E si, perchè per i colori italiani, quell'anno fu un anno di trionfi sportivi. La Nazionale di calcio, qualche mese dopo, si laureò campione del mondo, Giuseppe Saronni a Goodwood in Inghilterra, vinse il campionato del mondo di ciclismo, la squadra di basket di Cantù si aggiudicò la Coppa Campioni, Franco Uncini succedette a Marco Lucchinelli sul trono della classe regina del motociclismo. Ma in mezzo a tanti trionfi mi preme ricordare che in quell'anno morì a Zolder il grande pilota della Ferrari, Gilles Villeneuve.
Fu così, che quasi per caso, divenni un tifosissimo dell'Aston Villa e dell'inghilterra, anche se a dire il vero, studiando la storia sui banchi di scuola ed ancora adesso su internet o riviste varie, le origini e le bellezze di quella terra mi hanno sempre affascinato.
Purtroppo, quegli anni di successi per il "football", coincisero anche con il fenomeno hooligans, le frange più estreme del tifo britannico, che poco aveva a che fare con il vero tifo sportivo.
Il 29 maggio del 1985, era in programma la finale di Coppa dei Campioni tra Liverpool e Juventus, disputatasi nell'inadeguato impianto dell' Heysel (oggi Stadio Re Baldovino) a Bruxelles.
Ai molti tifosi italiani, buona parte dei quali proveniva da club organizzati, fu assegnata la tribuna N, che si trovava nella curva opposta a quella riservata ai tifosi inglesi; molti altri tifosi organizzatisi autonomamente, anche nell'acquisto dei biglietti, si trovavano invece nella tribuna Z, separata da due inadeguate reti metalliche dalla curva dei tifosi del Liverpool, ai quali si unirono anche tifosi del Chelsea (si dice), noti per la loro violenza (si facevano chiamare headhunters, " cacciatori di teste "). Circa un'ora prima della partita i tifosi inglesi più accesi (i cosiddetti hooligans) cominciarono a spingersi verso il settore Z a ondate, cercando il take an end ( " prendi una curva " ) e sfondando le reti divisorie: memori degli incidenti della vittoriosa finale di Roma di un anno prima si aspettavano forse una reazione altrettanto violenta da parte dei tifosi italiani, reazione che non sarebbe mai potuta esserci dato che la tifoseria organizzata bianconera era situata nella curva opposta.
I semplici spettatori, juventini e non, impauriti, anche per il mancato intervento e per l'assoluta impreparazione della forza dell'ordine belga, furono costretti ad arretrare ammassandosi contro il muro opposto alla curva dei sostenitori del Liverpool.
Nella grande ressa che venne a crearsi alcuni si lanciarono nel vuoto per evitare di rimanere schiacciati, altri cercarono di scavalcare gli ostacoli ed entrare nel settore adiacente, altri si ferirono contro le recinzioni.
Il muro ad un certo punto crollò per il troppo peso, moltissime persone rimasero schiacciate, calpestate e uccise nella corsa verso una via d'uscita, per molti rappresentata da un varco aperto verso il campo da gioco. Il bilancio finale di quell'incredibile mattanza fu di 39 morti, 32 dei quali italiani, 4 belgi, 2 francesi e 1 irlandese più 370 feriti.
Alla vista di quelle immagini, mi crollò il mondo addosso e continuavo a ripetermi, io sono italiano, io ce l'ho una squadra italiana per cui tifare, ho una Nazionale di calcio fortissima, perchè devo essere affascinato da questi "animals" ?
Cominciò così a scemare il mio interesse per l'Inghilterra ed il suo calcio, grazie anche alla mancanza di visibilità in tv delle squadre inglesi, squalificate dall' UEFA per 5 anni ( il Liverpool 6 ) dalle competizioni europee in seguito ai delittuosi fatti dell'Heysel.
Anche le immagini del campionato inglese in quel periodo erano praticamente state messe al bando dalle tv italiane ma sotto sotto, in cuor mio tenevo ancora accesa la fiammella claret & blue.
Compravo regolarmente il mitico Guerin Sportivo, dando un occhio alle classifiche della First Division, per tenermi informato sull'andamento del Villa, con la speranza di potermi gustare anche qualche bella immagine.
Con l'avvento delle tv private ed in particolar modo di Sky, che da alcuni anni ha acquisito i diritti della messa in onda della Premier League, il sogno di vedere all'opera nuovamente il mio Villa con una certa regolarità è diventato realtà, riaccendendo la mia passione ancor di più fino a portarmi nel marzo del 2008 dritto fino al Villa Park per il match Aston Villa-Sunderland, sfortunatamente perso per 0 a 1 ma a quel punto poco importava il risultato, la cosa che contava veramente, era quella di essere là e poter respirare la magica atmosfera di uno stadio inglese, uno stadio, il Villa Park che ha detta di molti ed io lo confermo, sembra essere un teatro, un gran bel gioiello, incastonato nell'erba più verde di tutta l'Inghilterra. Dopo quel viaggio, sono seguite altre tre visite al " tempio ", praticamente una ogni anno fino ad oggi.
Nel frattempo, grazie ad internet, l'amore per il Villa mi ha portato a conoscere tanti ragazzi con la mia stessa passione, facenti parte dei Latin Lions, Aston Villa Italian Supporters' Club, e di cui non ho esitato a farne parte anch' io; il branch Italiano riconosciuto ufficialmente dal Lions Club, il network ufficiale dei tifosi claret & blue.
Grazie ai ragazzi del club, tra raduni e gite al Villa Park, ho avuto modo di conoscere ex calciatori dell' Aston Villa e personaggi influenti dell'ambiente societario, che ci hanno sempre accolti cordialmente, mettendoci a nostro agio, in ogni nostra puntata a Birmingham, questo è il Villa, una grande famiglia in cui tutti si sentono parte integrante.
Il resto è storia, che cercherò di raccontarvi attraverso le mie esperienze di viaggio ed alcuni appunti che ho raccolto di qua e di là.